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Ai Genitori, Chi Ci Pensa? Come Essere Utili Allo Sport Anche A Distanza

Negli ultimi giorni, forse settimane, ho letto spesso questa frase nei commenti dei lettori ai nostri articoli di approfondimento sui Criteria Nazionali Giovanili.

“A noi genitori, chi ci pensa?”

Molti genitori vivono un senso di frustrazione dal non poter assistere dal vivo alle gare dei propri figli.

Dopo due anni torna in presenza quello che tradizionalmente non è soltanto un Campionato Giovanile. I Criteria sono per tutti il primo passo nel mondo del nuoto, quello vero. Nella piscina dello Stadio del Nuoto di Riccione hanno gareggiato i più grandi nomi di questo sport. Ci si emoziona (e non poco) a sapere che il proprio figlio è riuscito a guadagnarsi la sua corsia, il suo blocchetto di partenza. Un senso di dispiacere misto a rabbia pervade nel sapere di non poter vivere in prima persona quelle stesse emozioni.

Con questa premessa, ho chiesto aiuto e supporto alla dott.ssa Giulia Costi (Come mamma di un nuotatore sarei stata troppo di parte).

Specializzata in psicologia dello sport e del lavoro, la dott.ssa Costi è la figura che in questo momento può aiutare non solo i genitori, ma tutti coloro che vivono un sogno attraverso gli occhi delle persone che amano.

Come essere un genitore UTILE allo SPORT anche a distanza?

Prima di scrivere mi sono chiesta: quali aspetti sono importanti da gestire per essere utile al proprio figlio essendo vicini anche se lontani?

Ne ho individuati 3:

  1. Aspettative:

Sono funzionali solo quando gestite. Altrimenti provocano ansia, senso di frustazione e depressione nell’atleta.

Esse indicano tutto ciò che il genitore vorrebbe dal proprio figlio.

Ma come controllarle?

Combattendo l’abitudine e l’inconsapevole pensiero “è normale” come ad esempio:

“Chissà come andrà? Mi aspetto che vada forte” “Mi aspetto che sia convinto, sicuro e consapevole che può vincere”.

Come cambiarla? Provando a diventare sempre più consapevole di quel “E’ normale” e renderlo così meno forte e meno frequente.

Difficile? Sicuramente, ma se vi dicessi che le aspettative uccidono il presente e non permettono di accogliere quello che verrà?

Non permettono di godere di quello che succederà e di emozionarsi, sia in positivo che in negativo. Non ci si esalta fino in fondo per una medaglia o un PB perché tanto “Lo sapevo già” o di non essere abbastanza dispiaciuto perché “fa sempre così, arriva qui e ha paura”.

E’ ancora utile rimanere nell’abitudine?

2. Ruolo:

Indica qual è il posto più efficace che un genitore può occupare nella vita sportiva del figlio.

Usare la tecnica del bastone e della carota? Un po’ si e un po’ no. Come dico sempre credo che il genitore sia il mestiere più difficile del mondo ma proprio per quello è colui che determina per ultimo come vivrà le cose il nostro atleta.

Che dire, una bella responsabilità no? Il genitore funzionale è quello che insieme all’allenatore nutre e alimenta il cerchio della fiducia, dove al centro c’è sempre lui: l’atleta.

3. Obiettivi:

Di chi? Dell’atleta o del genitore?

Il genitore può avere degli obiettivi, perché no?

È un diritto, ma come possono essere un supporto? Devono essere in linea con quelli del figlio.

Cosa fare?

Creare un dialogo costruttivo nel quale in modo molto esplicito il genitore chiede al figlio prima di partire “Qual è il tuo obiettivo? Cosa vuoi raggiungere? Cosa ti farà arrivare a casa soddisfatto?

In questo modo siamo efficaci 2 volte: rendiamo più consapevole il ragazzo del suo obiettivo e allo stesso tempo saprete come comportarvi al suo ritorno e misurerete il vostro obiettivo con il suo, magari modificandolo.

a cura della dott.ssa Giulia Costi

 

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About Braden Keith

Braden Keith

Braden Keith is the Editor-in-Chief and a co-founder/co-owner of SwimSwam.com. He first got his feet wet by building The Swimmers' Circle beginning in January 2010, and now comes to SwimSwam to use that experience and help build a new leader in the sport of swimming. Aside from his life on the InterWet, …

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