A dicembre, l’Agenzia mondiale antidoping (AMA) ha vietato per 4 anni alla Russia di partecipare alle manifestazioni internazionali.
I dettagli delle iniziative antidoping della Russia sono emersi per la prima volta in occasione delle Olimpiadi di Sochi del 2014, e da allora è stato scoperto un tentativo su larga scala di falsificare i test antidoping.
Questa battaglia, che intrappola atleti, tifosi, leader mondiali, organi di governo dello sport e i media, infuria da anni. Ci sono stati documentari avvincenti ed a volte può essere difficile capire non solo a chi dare la colpa, ma anche chi punire (e come eliminare il doping nello sport).
Dopo il divieto inferto alla Russa il pubblico ha continuato a confondersi sul significato dei termini.
Ogni settimana ci sono commenti su SwimSwam di questo tipo:
- Gli atleti russi non erano stati squalificati?
- Ma la Russia non è stata bandita?
Nello specifico, la sanzione prevede che la bandiera, il nome e l’inno russo non sono ammessi a Tokyo o in altri eventi sportivi globali.
Quindi, non ci sarà alcuna bandiera russa su cappellini, maglie, costumi o altre attrezzature. Gli annunciatori non chiameranno “nella corsia quattro, Evgeny Rylov, della Russia“ . Gli atleti russi saranno referenziati e riconosciuti sotto una bandiera neutrale. I medagliati russi non sentiranno il loro inno suonare sul podio.
Gli atleti russi possono comunque partecipare alle gare a squadre, comprese le staffette.
Il divieto comprende anche la partecipazione di ufficiali sportivi e governativi russi alle Olimpiadi e ad altri eventi sportivi globali. La Russia non può ospitare eventi internazionali durante il divieto. Inoltre, i funzionari russi non possono far parte di comitati di governance di qualsiasi firmatario del codice antidoping; tra questi, ad esempio, un comitato FINA.
I russi possono gareggiare a Tokyo purché lo facciano sotto una bandiera neutrale.
Per partecipare alle Olimpiadi e ad altri eventi internazionali non devono essere indicati nel Rapporto McLaren.
La verità è che il divieto coinvolge più la Russia da un punto di vista amministrativo e di immagine, piuttosto che attaccare gli atleti.
La sanzione dunque, non tranquillizza tutti. In particolare l‘ex capo del laboratorio nazionale antidoping russo, Grigory Rodchenkov. L’orchestratore della strategia antidoping della Russia, che da allora si è fatto avanti sulle malefatte della Russia ed è fuggito dal paese, ha dichiarato apertamente ad Agosto che tutti gli atleti russi dovrebbero essere espulsi da Tokyo.
Rodchenkov ha iniziato a denunciare le accuse di corruzione nel sistema. Tra i suoi interventi più clamorosi, vi fu un articolo del New York Times del 2016 ed un documentario di Netflix, Icarus del 2017.