Ogni uomo può essere padre. Ci vuole una persona speciale per essere un papà.
Ti ha messo un pallone tra le gambe prima ancora che riuscissi a camminare.
Ha guardato con quegli occhi che non hanno bisogno di parole le prime goffe bracciate in acqua.
La madre è la parte emotiva ed affettiva, quella che coccola e perdona. Il papà è l’esempio, le stampelle pronte a sorreggerti quando inciamperai.
Amico, maestro, confidente, esempio.
La mamma era spaventata nel lasciarti esplorare le acque profonde al mare. Papà ti teneva la mano e piano piano ti infondeva fiducia, facendoti vedere l’acqua come amica.
Papà Primo tifoso
“Quello è mio figlio!”
Dalle tribune ha assistito ad ogni tua gara. A volte guardandolo hai potuto scorgere quello sguardo fiero ed orgoglioso.
Non ti ha chiesto di diventare un campione, ma di crescere con la consapevolezza delle tue capacità.
Hai trovato la sua spalla quando il risultato non è stato clemente, ed ogni volta ha saputo trovare nell’insuccesso un insegnamento di vita.
Supporto emotivo
Ti ha insegnato che la maturità sta nel mantenere saldi i propri ideali. Ha infuso fiducia in te stesso nei momenti di difficoltà, insegnandoti che nulla si ottiene nel breve termine, ma che bisogna lavorarci sopra e conquistarselo.
Il papà è sostegno emotivo senza clamore, senza fronzoli.
Ti guarda crescere, diventare uomo o donna responsabile ed autonomo. Ogni volta che sei partito si è diviso tra la preoccupazione di vederti allontanare e l’orgoglio che sei riuscito a trovare la felicità.
Ti ha incoraggiato senza pressioni, lasciando che il nuoto contribuisse ad insegnarti i valori del rispetto di sè e del prossimo.
Ti ha regalato indipendenza, facoltà decisionale. Ha lasciato che anche piccolissimo ti confrontassi con gli altri compagni, con l’allenatore, con i tuoi avversari.
Nei suoi silenzi hai visto indifferenza, quando invece erano emozioni troppo grandi per essere espresse.
Il papà ti dà gli strumenti per staccarsi da lui. Vive l’eterno dualismo tra il volerti tenere vicino per proteggerti e spingerti a camminare per il mondo con le tue gambe.
Semplicemente un papà
Non un allenatore, nè un tecnico o un giudice arbitro.
La maggior parte delle gare le vive in apnea, riprendendo a respirare solo quando tocchi la piastra.
Medaglia, tempo, risultati, obiettivi. Nulla conta. Alla fine della giornata, quando stanco cercherai il divano, ti chiederà sempre “Ma ti sei divertito?”
Non vuole essere il papà di un campione, ma semplicemente un papà.
A mio padre.