La FINA ha votato per vietare alle donne transgender di gareggiare nelle categorie femminili se hanno attraversato una qualsiasi parte del processo di pubertà maschile.
In occasione del Congresso Generale Straordinario tenutosi durante i Campionati Mondiali di Budapest, in Ungheria, l’organo di governo mondiale ha anche annunciato la creazione di una categoria “open” che sarà sviluppata nei prossimi mesi.
Le donne transgender che hanno effettuato la transizione dopo i 12 anni, come la campionessa NCAA Lia Thomas della Penn, non potranno partecipare alle competizioni FINA. Non saranno validati record mondiali nelle categorie femminili in base alla nuova politica. Qualche settimana fa, la Thomas ha dichiarato di voler nuotare ai prossimi Trials olimpici.
LE DICHIARAZIONI FINA
Il Direttore Esecutivo della FINA Brent Nowicki ha dichiarato:
“Gli atleti transgender da maschio a femmina e gli atleti con un DSD (disordine dello sviluppo sessuale) 46, XY, il cui genere legale o la cui identità di genere è femminile, possono gareggiare nelle competizioni FINA e stabilire i record mondiali FINA nella categoria femminile solo se possono dimostrare di non aver sperimentato alcuna parte della pubertà maschile”.
“Le atlete che vorranno stabilire la loro idoneità in base a questo standard dovranno dimostrare di aver soppresso la pubertà maschile a partire dal Tanner Stage 2 o all’età di 12 anni, se successiva. E che da allora hanno mantenuto costantemente il testosterone circolante al di sotto dei livelli di 2,5 nanomoli per litro”.
“Le federazioni possono scegliere di accettare questa politica per le loro competizioni nazionali e per gruppi di età o di adattarla alle loro leggi nazionali”.
Le linee guida della FINA sugli atleti transgender sono state approvate con circa il 71,5% dei voti. La presentazione è stata fatta da un gruppo di scienziati, esperti legali e atleti.
PRIME REAZIONI
Le medaglie d’oro olimpiche Summer Sanders (USA) e Cate Campbell (AUS) hanno poi condiviso le loro opinioni a riguardo.
DICHIARAZIONI SUMMER SANDERS
“Abbiamo celebrato il 50° anniversario del Titolo IV negli Stati Uniti. Eppure, stiamo ancora lottando per le pari opportunità nello sport femminile sia a livello di scuole superiori che di università”.
“Abbiamo bisogno che i nostri dirigenti del settore acquatico prendano subito una decisione forte su questa regola. I miei figli non nuotano a livello agonistico. Io non ho alcun legame con gli sport acquatici nella mia vita quotidiana.
Ancora una volta, sono qui perché mi è stato chiesto, ed è importante per me essere la voce di molti.
E perché amo il mio sport, e credo che l’integrità degli sport femminili sia vitale, e che l’equità sia fondamentale.
“La FINA ha l’incredibile opportunità di essere leader in questa politica che altri possono adottare e sviluppare”.
“È imperativo che la FINA abbracci questa scienza e preservi la categoria femminile, esplorando al contempo il modo migliore per offrire opportunità agli atleti trans uomini e trans donne”.
DICHIARAZIONI CATE CAMPBELL
“Sono consapevole che le mie parole e le mie azioni, a prescindere da ciò che dico, faranno arrabbiare alcune persone. Sia della comunità transgender che della comunità femminile cisgender”.
“Tuttavia, chiedo a tutti di fare un bel respiro. Di ascoltare prima di reagire.
Ascoltate la scienza e gli esperti.
Le persone che si sono presentate qui e che vi hanno raccontato quanto sia stato difficile conciliare inclusione ed equità.
Il fatto che uomini e donne siano fisiologicamente diversi non può essere messo in discussione.
Stiamo solo iniziando a capire ed esplorare le origini di queste differenze fisiologiche e gli effetti duraturi dell’esposizione a ormoni diversi.
Le donne che hanno lottato a lungo e duramente per essere incluse come pari nello sport possono farlo solo grazie alla distinzione tra le categorie di genere.
Eliminare questa distinzione andrebbe a discapito delle atlete di tutto il mondo”.