La forza dei nuotatori…
Avrei voluto scriverlo da tanto tempo.
I nostri figli sono più forti di ciò che noi possiamo immaginare.
Ce la mettiamo tutta. Camminiamo affianco a loro per fargli avere un appiglio al quale aggrapparsi. Non possiamo controllare tutto. Possiamo accompagnarli fino al momento in cui le loro gambe saranno abbastanza forti da andare da sole.
Un figlio è un pezzo di cuore che vaga per il mondo.
I nostri figli, quelli che ogni giorno provano ad inseguire un sogno, sono pezzi di cuore tenuti insieme dall’acqua.
Non è stato facile, non lo è mai.
Se fai del nuoto la tua ragione di vita, lo strumento attraverso il quale vuoi ritagliarti la tua felicità, devi battere la testa più volte di quante batti i piedi contro il muretto per virare.
Questa è una storia come tante, forse troppe:
“Sembra che lo facciano apposta.
Non tutti i lunedì. Non quelli in cui il giorno prima ho saltato il cinema per farmi entrare in testa le idee illuministe di Rousseau. Solo quelli in cui la domenica mi sono svegliato alle 5 di mattina, per fare 30 km mentre i miei compagni stavano ancora dormendo. Solo quei lunedì dopo che il cronometro ha fatto di nuovo quello che voleva, illuminandosi di numeri già visti decine di volte.
In quei lunedì arriva fredda come una lama che ti squarcia lo stomaco la voce della prof che chiama il tuo nome. “Il nuotatore non ha studiato?”.
No. Il nuotatore non ha studiato, ancora.
Potevo restare a casa, ma il nuoto mi ha insegnato a prendermi le mie responsabilità.
Mi ha insegnato che davanti ad una sconfitta non ci si lamenta, si abbassa la testa e si lavora di più.
Di giustificazioni ne avrei: le gambe che non mi reggevano, la testa che mi scoppiava, la fame che mi accecava. Io sono un nuotatore e dunque non ci sono scuse.
“Il nuoto non ti metterà il piatto a tavola”.
Forse. O forse no.
C’è una minima possibilità che il nuoto non solo mi metta il piatto a tavola, ma che mi dia la possibilità di comprarmi la tavola, la cucina e la casa in cui quel piatto verrà servito ogni giorno.
E se così non dovesse andare?
Mi avrà regalato emozioni, amici, allenatori che durante il cammino mi hanno sempre sostenuto, che mi hanno fatto sentire importante per quello che riuscivo a dare. Più importante di quello che ora mi fanno sentire le persone che dovrebbero istruirmi.
Testa bassa. Lavorare. Non lamentarsi.
Oggi spingerò un po’ di più. Come il cronometro la prossima volta segnerà i numeri che voglio io, così, il prossimo lunedì, alla domanda “Il nuotatore non ha studiato?” risponderò:
” Il nuotatore ha studiato, ha vinto contro la stanchezza, le gambe e la testa. Ed ha vinto contro il tempo”