Michael Phelps, ha rilasciato un’intervista al Washington Post dove esprime la sua opinione su come vengano trattati i problemi di salute mentale dal Comitato Olimpico e Paralimpico degli Stati Uniti (da qui in poi USOPC per brevità).
Abbiamo già avuto modo di leggere i pensiero sull’argomento dell’atleta più vincente di tutti i tempi (leggi qui le precedenti dichiarazioni)
Ora Phelps è ancora più critico, rilevando il silenzio dell’USOPC su questi problemi.
Dichiara nell’intervista:
“Per quanto tempo devo rimanere in silenzio? Posso stare seduto qui e stare in silenzio per tutto il tempo che vuoi, perché è quello che ho ottenuto”.
Nell’articolo del Post, Phelps afferma che l’USOPC non offre risorse per affrontare la depressione e le idee suicide. Sospetta che la depressione periodica colpisce fino al 70% degli olimpionici.
Phelps, inoltre, dichiara che ha taciuto la sua depressione durante la sua carriera. Temeva che quelle informazioni sarebbero diventate di dominio pubblico.
“Al suo apice come atleta, Phelps temeva che se avesse confessato la necessità di aiuto a un funzionario dell’USOC, la cosa si sarebbe diffusa in tutta l’organizzazione”, dice il Post.
Continua Phelps:
“Non hanno fatto nulla per aiutarci in materia di salute mentale”. Credo che si preoccupino di noi solo quando nuotiamo bene o quando siamo in competizione”.
IL CASO MOREAU
William Moreau, ex vicepresidente dell’ USOPC per la medicina dello sport, ha intentato un procedimento contro l’USOC.
- per i particolari sulla causa clicca qui (in inglese)
Moreau sostiene che l’USOC non sta seguendo gli standard di cura relativi alla gestione degli atleti con istinti suicidi. I dirigenti dell’USOPC hanno contestato le affermazioni di Moreau.
Indipendentemente dai meriti delle affermazioni specifiche di Moreau, è chiaro che la salute mentale continua ad essere un problema per gli atleti, soprattutto per i nuotatori.
Proprio l’anno scorso, nuotatori di alto livello come Ashley Neidigh, Jack LeVant e Tom Shields si sono aperti sulle loro lotte per la salute mentale, unendosi alle fila dell’elite dei nuotatori che avevano parlato dell’argomento in precedenza, tra cui Phelps, Ian Thorpe e Allison Schmitt, solo per citarne alcuni.
USA Swimming sembra stia prendendo provvedimenti per aiutare ad affrontare i problemi di salute mentale degli atleti. Tra questi la collaborazione con Talkspace per offrire un sostegno a tutti gli atleti della squadra nazionale.