Non sono più soli, i numeri primi.
Facciamo una prova, chiudete gli occhi e pensate al primo Record Mondiale del nuoto che vi viene in mente. Il più incredibile, quello che vi è rimasto nel cuore, che vi ha emozionati e sbalorditi. Che fosse il 200 stile di Federica Pellegrini nel 2009, Adam Peaty sotto i 57”, oppure Marchand solo un paio di anni fa nella piscina di Fuokuoka, sono sicura che l’immagine che avete in mente in questo momento abbia una caratteristica comune a tutte le altre.
C’è un atleta solo al comando.
C’è una distanza fisica, dei metri, che possono essere di più o di meno se il primato del mondo in questione è dei 100 o dei 1500 ma quella distanza esiste, ed è apprezzabile ad occhio nudo, a velocità di gara.
E’ una distanza reale, cronometrica, perchè la velocità non è altro che spazio diviso tempo. Ma è anche una distanza metaforica, rappresenta visivamente cosa significa fare una cosa che nessuno ha mai fatto prima. Eleva l’individuo che sta nuotando come nesssuno mai a qualcosa di distante dagli altri presenti in acqua.
Lo mette, se guardiamo la gara da uno schermo, al di là di quella linea che rappresenta il precedente e record. E da quel lato del confine, è da solo.
Perchè l’eccellenza può essere di tanti ma la supremazia, è di uno.
Quello che si è visto nelle piscine di Brisbane e Indianapolis durante i Trials Olimpici per Parigi 2024, sta sgretolando questa regola. I tre record del mondo nuotati da Ariarne Titmus nei 200 stile libero, Gretchen Walsh nei 100 farfalla e Regan Smith nei 100 dorso, pur ciascuno con le proprie peculiarità, hanno in comune un’immagine del tutto diversa da quella che ci aspettiamo da un primato mondiale: le altre atlete sono estremamente vicine a loro.
Nel caso dei 200 stile nuotati il 12 giugno la cosa è ancora più evidente dato che Mollie O’Callaghan, che fino a 2 minuti prima era la primatista mondiale, nuota a sua volta, nella corsia accanto a Titmus, un tempo inferiore al precedente record. Al di là di quella linea che vediamo sullo schermo, c’erano anche le sue bracciate.
Non sono scese sotto il precedente primato le avversare di Gretchen Walsh nei 100 farfalla ma a dire il vero non ci sono andate nemmeno tanto lontane. Walsh ha nuotato il nuovo record in semifinale, cancellando dai libri di storia una performance leggendaria di Sarah Sjostrom di Rio 2016, quando la svedese ha vinto in 55.48 staccando l’argento olimpico di un secondo.
Un secondo. Quella distanza lampante che il pubblico vede tra fare la storia e tutto il resto.
Il primato di Walsh arriva invece in un contesto completamente diverso, con altre due atlete che nel giro di pochi minuti entrano a far parte della classifica delle miglior performer di sempre. Come se il salto di qualità che non era stato fatto in 8 anni stesse avvenendo ora coinvolgento più atlete, dello stesso Paese, presenti nella stessa piscina.
Torri Huske conclude i suoi 100 farfalla in finale nuotando 55.52, un crono che fino al giorno prima sarebbe stato a soli 4 centesimi dal WR, Regan Smith, specialista del dorso, nuota 55.62, tempo con il quale avrebbe vinto tutti i campionati del mondo mai disputati tranne quello del 2017. L’immagine quindi che abbiamo di Gretchen Walsh mentre nuota 55.31, più lenta solo di se stessa del giorno prima, non riesce a stupire, a sbalordire a creare distanza tra se e il resto, perche il “resto” è a pochi decimi da lei.
L’immagine è leggermente diversa nel dorso di Regan Smith che si riprende il primato mondiale in 57.13, un crono che solo a scrivere mettere i brividi. Vince per distacco, è vero, ma Katherine Berkoff, alle sue spalle, balza al 4° posto nella classifica di tutti i tempi. Classifica che ormai vede solo prestazioni nuotate negli ultimi anni. I 100 dorso femminili saranno una delle gare più attese a Parigi 2024, la sfida a distanza tra Australia e Stati Uniti è già iniziata, e dispiace un po’ che ci saranno solo 2 atlete per ciascuna bandiera, visto che i valori in campo potrebbero portare ad una finale con 4 aussie e 4 statunitensi.
Quello che più colpisce di questi tre nuovi record del mondo è che sono arrivati ad un mese dal grande appntamento del quadriennio, e che tutte le atlete coinvolte sembrano avere margini di miglioramento. Le neo primatiste si, ma anche chi sta nella loro ombra, ad un passo da quella linea immaginaria.
Sono record poi arrivati durante selezioni nazionali. Le “altre”, che sono alle spalle delle nuove primatiste mondiali ma così vicine da poterle toccare allungando un braccio, sono compagne di nazionale, a volte persino di allenamento.
A Parigi 2024 cadranno molti record del mondo, questo è chiaro, e se è vero che in campo maschile non ce ne sono stati in questo avvicinamento ai Giochi, a Luglio nella vasca de La Défense si sfideranno spalla a spalla David Popovici, Pan Zhanle, Jack Alexy, in un 100 stile che potrebbe portare anche tutti e tre al di sotto dell’attuale record mondiale.
Così come il mezzofondo, dove potrebbero cadere WR leggendari, e potrebbero farlo anche 2 o 3 diversi nuotatori.
Che questo sia una causa o un sintomo di un nuovo nuoto è presto per dirlo, ma la specializzazione a cui sta andando in contro tutto il mondo del sport è palpabile, facendo dell’eccellenza, il nuovo standard e rendendo decisamente meno soli, i nostri cari numeri primi.