C’è stato un momento, durante i Campionati Europei di Nuoto di vasca corta, in cui il mio AppleWatch ha iniziato a vibrare per segnalarmi che il luogo in cui ero stava superando di molto la quantità di decibel considerata non dannosa per la salute. E’ stato un boato, non un urlo o un singolo forte acuto ma un rumore profondo che sembrava provenire più dalle fondamenta dell’edificio che non dal suo interno.
David Popovici ha fatto il suo ingresso in piscina per la semifinale dei 200 stile libero maschili e la folla presente ha reagito facendo tremare le pareti. Lo ha fatto poi anche quando l’idolo di casa, il giorno dopo, si è fermato a un passo dal podio, con un quarto posto riscattato solo 24 ore dopo con il bronzo dei 100 metri.
Il rumore, però, è una cosa a cui siamo abituati in piscina. Ci sono molti atleti amati dal pubblico e il cui nome annunciato dallo speaker è sempre seguito da applausi e urla.
La differenza questa volta però sta in quello che è successo dopo. Dopo la gara, dopo le interviste, dopo la premiazione. David è tornato in piscina con un messaggio chiaro “no press, only children”. I bambini arrivati fino alle transenne che limitavano l’area del pubblico erano decine. Non solo foto, non solo autografi ma anche una parola in più, una domanda fatta dal campione al bambino che sogna di diventarlo, e non viceversa. C’è qualcosa di diverso nell’amore del popolo rumeno verso David Popovici rispetto a quello che ho visto fino ad oggi. C’è un misto di speranza e riconoscenza.
C’è l’impegno sociale, come quando ha donato la sua medaglia d’oro mondiale per sovvenzionare test genetici gratuiti per i bambini a cui è stato diagnosticato il cancro.
C’è più di tutto il desiderio di un Paese di 19 milioni di abitanti di vedere i propri colori portati in alto da un atleta riconosciuto in tutto il mondo per la sua etica del lavoro, la sua parlata sciolta, la sua maturità, la faccia che buca lo schermo.
La faccia, quella che ora sovrasta uno dei punti più trafficati di tutta Bucarest, in via Stefan cel Mare n. 35. Un gruppo di artisti, la Sweet Damage Crew, in occasione del Festival Outline Street Art, ha deciso di dedicare un murales di 300 metri quadri al volto che meglio rappresentasse la Romania e la sua capitale. Ci sono voluti 10 giorni e 8 mani per portare a termine l’opera. Il messaggio che contiene è stato suggerito da David in persona: “Scrivi la tua storia attraverso lo sport”. Lui, la sua storia sta scrivendo, e forse anche quella della sua nazione. Non per aver fatto il record del mondo nei 100 stile a 18 anni, o meglio non solo per questo. Ma per essersi fatto carico delle aspettative di un popolo orgoglioso e voglioso di dare anche a questa generazione un nome e un cognome allo sport rumeno dopo quello di Nadia Comaneci.
“Cerco di cambiare strada quando devo attraversare la città, mi imbarazza vedere la mia faccia di quelle dimensioni,” ha commentato lui. Ma non sembra una persona che si imbarazza facilmente, sembra un atleta che ha imparato preso il peso delle parole, e la forza dei messaggi, faccia compresa.