La FINA sta entrando in una nuova frontiera con la recente modifica delle regole sulla tecnologia indossabile nelle gare, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2023.
I progressi tecnologici dell’ultimo decennio hanno aperto la strada a sensori sempre più piccoli. Vengono inseriti nelle cuffie o nei costumi. Sono in grado di catturare informazioni come la forza di spinta, l’accelerazione massima dal muro e la frequenza di bracciata durante la gara.
Si legge nel regolamento:
“L’uso della tecnologia e dei dispositivi automatici per la raccolta dei dati è consentito al solo scopo di raccogliere dati”.
“I dispositivi automatici non devono essere utilizzati per trasmettere dati, suoni o segnali al nuotatore e non possono essere usati per aiutarne la velocità”.
FLUSSO DEI DATI UNIDIREZIONALE
Il flusso di dati è solo unidirezionale. I dati non possono essere condivisi con i nuotatori in tempo reale, almeno non ancora. Tuttavia, la democratizzazione dell’analisi del nuoto è destinata ad avere effetti di vasta portata su atleti, allenatori e media.
“Non conosciamo tutti gli aspetti della questione.
Abbiamo pensato che fosse il momento giusto per fare questo passo”. Queste le dichiarazioni di Mike Unger, direttore delle competizioni sportive della FINA.
“E dove vanno a finire i dati?
Qualunque sia l’atleta ai massimi livelli, sia che si tratti di Giochi o Campionati del Mondo, sia che si tratti di una competizione locale, gli allenatori e gli atleti decideranno come utilizzarli al meglio e li porteranno avanti per aiutare atleti e allenatori a migliorare.
Questo è un grande obiettivo.
Può essere fatto internamente allo sport. Nel mondo endemico in cui ci troviamo, se riesce ad attirare sponsor o emittenti, chi lo sa? Forse questo apre una categoria a cui la FINA non ha mai pensato prima, come sponsor, per esempio, o come partner o fornitore in qualche modo”.
Il presidente del Comitato Tecnico di Nuoto della FINA, Craig Hunter, ha indicato nella pandemia di COVID-19 un’altra ragione per modernizzare lo sport. Sottolinea la necessità di renderlo il più attraente possibile per il pubblico più giovane.
“Penso che dobbiamo essere il più aperti possibile”, ha detto Hunter.
“Tutti noi riconosciamo le sfide del mondo in cui viviamo. Il COVID ha allontanato letteralmente decine di migliaia, se non milioni, di giovani ragazzi dallo sport. Dal nuoto in particolare.
Dobbiamo quindi renderlo il più attraente possibile. Abbracciare la tecnologia e il modo in cui questa aiuterà a sviluppare il nostro sport non può che essere una cosa positiva”.