I primi test positivi al doping alle Olimpiadi di Tokyo 2020 hanno identificato 4 atleti, tutti uomini e tutti che hanno gareggiato nell’ atletica leggera.
- C.J. Ujah – Gran Bretagna – agente anabolizzante. Ujah era un membro della staffetta 4×100 metri maschile GBR, che ha vinto la medaglia d’argento. Ha anche partecipato alle semifinali dei 100 metri.
- Sadik Mikhou del Brunei – trasfusione di sangue. finito 8° nella seconda batteria dei 1500m maschili.
- Mark Otieno Odhiambo del Kenya – agenti anabolizzanti. iscritto nei 100m maschili, ma non ha gareggiato.
- Benik Abramyan della Georgia – agenti anabolizzanti. Iscritto nel lancio del peso maschile, ma non ha gareggiato.
Queste violazioni sono state segnalate dall’International Testing Agency (ITA), e girate all’Athletics Integrity Unit (ATU). Adesso l’ITA dovrà condurre gli esami dei secondi campioni forniti e riferire tali risultati all’ATU. A quel punto, l’ATU sarà potenzialmente in grado di emettere sanzioni.
La violazione di C.J. Ujah della Gran Bretagna è quella che potrebbe avere più ripercussioni.
Ujah ha gareggiato nella staffetta 4x100m maschile che ha vinto la medaglia d’argento. Se il test di controllo confermerà la presenza di agenti anabolizzanti non autorizzati, Ujah potrà essere sospeso fino ad un massimo di 4 anni, e medaglia della GBR nella staffetta potrebbe anche essere revocata.
Inoltre, se gli venisse comminata la sospensione massima, non potrebbe competere alle Olimpiadi di Parigi del 2024, che sono solo 3 anni di distanza.
L’ITA è un’agenzia indipendente creata nel 2018 con il coordinamento dell’Agenzia mondiale antidoping (WADA) e il Comitato olimpico internazionale (CIO).
WADA e il CIO hanno deciso sulla necessità di istituire un’agenzia antidoping indipendente dopo la scoperta che la Russia aveva istituito un programma di doping sistematico sponsorizzato dallo stato, presumibilmente con l’assistenza dell’Agenzia antidoping russa (RUSADA).