Secondo il quotidiano britannico The Times, il CIO a fine anno emetterà le nuove linee guida che dimezzano il livello di testosterone consentito nelle atlete che possono partecipare agli eventi sportivi femminili.
LA CASISTICA
Qualche mese fa due atlete transgender hanno fatto scalpore dominando le rispettive discipline sportive.
La prima fu Laurel Hubbard, una sollevatrice di pesi della Nuova Zelanda. Abile atleta che nelle gare “in casa” viene classificato come maschio. Nelle gare internazionali però, attirò l’ira delle altre concorrenti femminili dopo aver vinto l’argento ai Campionati mondiali di sollevamento pesi del 2017. Più recentemente, si è qualificata per i Giochi del Commonwealth del 2018, ma un infortunio al gomito durante la competizione l’ha costretta al ritiro.
Il secondo caso, forse più famoso, è quello della pallavolista brasiliana Tifanny Abreu.
Tiffany ha scritto la storia della pallavolo quando è diventata la prima donna trans a giocare nella Superliga brasiliana.
Da allora, ha infranto il record di punteggio in un singolo set e ha dominato le statistiche del campionato.
Questi risultati hanno attirato l’ira di molte squadre, giocatori e fan, che hanno chiesto alla Federazione Brasiliana di Pallavolo (CBV) di trovare una “soluzione” alla situazione.
Tiffany giocava nella serie B maschile belga, ma una volta cambiato sesso, è stata tesserata in Italia come donna.
Da qui le polemiche, che spesso andavano al di là dell’aspetto meramente sportivo
IL NUOTO
Per quanto riguarda il nuoto, l’unico esempio che abbiamo è l’atleta americano Schuyler Bailar. Schuyler faceva parte della squadra di nuoto femminile di Harvard, prima di transitare in quella maschile.
Questo tipo di transizione non avrebbe alcun effetto sui livelli di testosterone, e dunque sulle prestazioni. Le nuove regole, invece regolano i livelli di testosterone negli atleti di sesso maschile e femminile che gareggiano nelle categorie femminili dei vari sport.
Le prime Olimpiadi con atleti trans sono state quelle invernali del 2004. Gli atleti potevano gareggiare solo se avessero subito anche chirurgicamente la transizione di sesso e si fossero sottoposti a cure ormonali per almeno due anni.
Dal 2015 non è più richiesta l’operazione chirurgica e la cura ormonale è richiesta per un anno. Tuttavia, a partire dal 2016, nessun atleta transgender ha partecipato ai Giochi olimpici invernali o estivi.
LE LINEE GUIDA
Attualmente le linee guida del C.I.O. risalgono al 2015 e mirano soprattutto ad evitare ogni discriminazione. Tra le norme ricordiamo quelle fondamentali:
- gli atleti trans non devono essere esclusi dallo sport
- le organizzazioni sportive devono garantire la lealtà delle competizioni
- l’intervento chirurgico di transizione non è requisito preliminare
- coloro che transitano dal sesso femminile a quello maschile sono idonei a competere
- coloro che transitano dal sesso maschile a quello femminile sono idonei a competere a condizione di rispettare alcuni parametri di testosterone chiaramente fissati.