Qual è la prima cosa che noi genitori facciamo quando i nostri figli perdono una gara, non ottengono il tempo limite, o vanno male ad una competizione? Parliamo. Vogliamo rassicurarli. Vogliamo farli sentire meglio. Dal primo momento che li vediamo, gli diciamo: “Sei stato velocissimo al passaggio,” oppure “Non ti preoccupare, ci sono altre gare tra poco.”
Il tutto sembra innocente ed abbiamo le migliori intenzioni, giusto? Ma che cosa succede veramente? I nostri figli si arrabbiano con noi, vanno sulla difensiva o diventano scontrosi. Non sono felici e quello che gli diciamo in quel momento non cambia nulla.
In un articolo del Washington Post (clicca QUI per l’articolo originale) scritto da Nancy Star “La prima regola dei genitori di atleti: non parlare,” Nancy parla della sua esperienza come mamma di un calciatore che credo noi genitori di nuotatori dovremmo ascoltare.
“Tuo figlio non deve giocare la Champions League per farti sentire cosa si prova. La loro squadra avrebbe dovuto vincere e non lo ha fatto. Che fai? Essendo la madre di due ragazzi che giocano a calcio e fanno atletica, pensavo di sapere la risposta: parlarne. Dirgli che li ami. Dirgli che è soltanto un gioco. Ricordargli che presto ci sarà’ un’altra partita da giocare. Non è questo quello che un buon genitore dovrebbe dire? Mantenere la comunicazione aperta anche nei peggiori dei momenti?
Invece no. Ho imparato a ‘non dire nulla’ in quel momento.”
La capisco perfettamente. Dopo una gara andata male, volevo farli sentire meglio e togliergli tutto il male che stavano provando. Dicevo tutte le cose che loro non volevano sentire, e si chiudevano in una negatività che mi prendeva alla sprovvista ogni volta. Non capivo che non stavo migliorando la situazione, la stavo peggiorando. In quel momento, non erano pronti a parlarne. Ho letto nel libro di David Benzel, “5 strategie efficaci per parenti di atleti,” che dovremmo aspettare che i nostri figli ne parlino con noi. Dobbiamo essere li presenti ed ascoltare. Ma, se cominciamo noi la conversazione, pure con le migliori intenzioni, loro stanno zitti e non dicono una parola. I nostri figli vogliono talmente tanto farci contenti che potrebbero prendere ogni commento come un’offesa personale e credere che ci hanno delusi. Dagli un po’ di tempo prima di dire qualcosa.
Eccoti un consiglio da genitore:
Dopo una brutta gara, non dire nulla ma ascolta. Magari ne vogliono parlare di più se gli lasciamo il dovuto spazio. Se loro cominciano la conversazione, magari ci chiedono di dargli un consiglio.
Che cosa dici quando tuo/a figlio/a ha una gara non proprio spettacolare?
Articolo originale (clicca QUI) scritto da Elizabeth Wickham tradotto da Alessio De Rosi.
Io sono un insegnante di nuoto e sto notando che oggi si metta sempre più pressione ai propri figli, ci sono bambini che prendono lezioni private per migliorare la tecnica nonostante facciamo già parte di una squadra agonistica. Secondo me bisognerebbe prendere lo sport con un po’ più di leggerezza in modo da permettere ai propri figli di scoprire delusioni e gioie affidandosi a chi ha deciso di fare quel mestiere.
Mio nipote ha 9 anni e gioca a calcio, durante le partite che vado a vedere mi accorgo che ogni tanto controlla se lo sto guardando o no. Alla fine della ‘gara’ gli chiedo se è contento oppure di no di com’è andata, quando la risposta è negativa cambio discorso perché capisco che magari sul momento non ha voglia di parlarne; poi magari in un secondo momento gli chiedo di cosa non è stato soddisfatto e provo a dargli qualche suggerimento.
In generale cerco di non intromettermi troppo, lo sport è una cosa meravigliosa e spesso un genitore o un adulto rischiano di farlo diventare un problema invece di un divertimento.